Conservare bene l’olio
Bastano piccole accortezze per proteggere un grande prodotto. Sarebbe sufficiente anche solo seguire le “norme di conservazione” riportate in etichetta.
L’olio extravergine di oliva va conservato in luoghi freschi e asciutti, lontano da fonti di calore ed è buona abitudine chiudere sempre la bottiglia dopo l’uso, per non contaminarlo con l’aria. Il miglior materiale per la conservazione dell’olio è senz’altro il vetro, purché venga impiegato quello scuro, che lo protegge dalla luce.
Dopo l’uso, meglio metterlo in dispensa, in un luogo lontano da fonti di calore, per non rovinarlo. Se si vuole lasciare in tavola, si può mantenere la bottiglia nella sua scatola, se ne ha una, oppure avvolgere la bottiglia in carta d’alluminio per impedire alla luce di passare e chiuderlo bene con il tappo.
Attenzione anche a non sistemarlo in dispensa vicino a odori sgradevoli. “Ad esempio, non nel ripostiglio vicino a dove si mettono i detersivi, potrebbe assorbire gli odori” sottolinea la sommelier dell’olio Daniela Massolo.
Come degustare un olio
La sommelier consiglia anche qualche facile regola per degustare un olio extravergine d’oliva ma soprattutto, per cominciare ad amare questo mondo.
“Io consiglio sempre, prima di seguire delle regole, di provare. Provate oli diversi, prima annusateli, cercate di capire cosa vi trasmette il loro profumo, e poi assaggiateli. Così, testando diversi tipi di olio, vi farete la vostra conoscenza personale e imparerete a distinguerli e apprezzarli sempre di più” spiega la sommelier. I passaggi per compiere una degustazione d’altronde coinvolgono sensi diversi. Ma non gli occhi come si potrebbe pensare: l’olio piò essere più o meno verde o giallo, ma il suo colore non ha alcuna importanza.
Innanzitutto l’olio va leggermente scaldato. Messo in un bicchierino e tappato con la mano, farlo roteare un poco. Facendo così, si intiepidisce il contenitore in modo da sprigionare tutto il profumo dell’olio.
È arrivato il momento di annusarlo: che profumi trasmette? Segnali di pregio sono sensazioni erbacee, vegetali, pomodorose o di frutta secca. Odori sgradevoli invece non sono segno di qualità.
Provate ad assaggiare una piccola quantità di olio. Prima di ingerirlo, aspirate un po’ di aria nella bocca. Questa tecnica si chiama stripping (strippaggio) e consente di vaporizzare in tutto il cavo orale l’olio, andando stimolare tutte le papille gustative. In questa fase si percepiscono non solo aromi e profumi, ma anche consistenza e fluidità.
Usarlo correttamente in cucina
L’olio extravergine in cucina è una continua scoperta. L’ideale sarebbe non limitarsi a una sola bottiglia, ma averne due o tre, con caratteristiche diverse, da impiegare alternativamente a seconda del piatto.
Provate a pensare all’olio non come un semplice condimento, ma un ingrediente a tutti gli effetti.
L’olio, anche in questo caso proprio come un vino, ha le sue regole di abbinamento con i cibi. È bene quindi prende confidenza delle. Caratteristiche organolettiche di un olio: fruttato, piccante, amaro, intenso, delicato?
Una regola semplice da seguire è abbinare oli a ricette del territorio. Ad esempio, sposando le cultivar caratteristiche di una regione con un piatto regionale tipico della stessa zona.
Oppure, un altro metodo per assaporare le varie combinazioni tra olio e cibo è ricordare che oli fruttati leggeri stanno bene con piatti dal sapore delicato, mentre oli dal sapore più amaro e piccante si abbinano a gusti più forti, come le carni rosse.
Provate a sentire le differenti caratteristiche degli oli e divertitevi a scoprire come possono cambiare il sapore di un piatto a seconda del loro grado di intensità.
Imparare a sentire l’olio e a distinguere le differenze, è il passo più importante per cominciare a conoscerlo.
(Fonte informacibo.it)